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Alzare sempre l’ asticella: Campo Estivo Cava Buscada 2019

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Alzare sempre l’ asticella: Campo Estivo Cava Buscada 2019

Buongiorno a tutti,

Dopo aver ripreso, ormai da più di una settimana, la vita di tutti i giorni con le sue frenesie, ritmi, appuntamenti e impegni sembrava doveroso ricapitolare la miriade di emozioni ed eventi che si sono susseguite tra l’1 e l’11 Agosto in un rifugio sperduto nelle vicinanze di Erto e Casso.

La storia tuttavia parte da molto più lontano quando, in una fredda notte di febbraio, viene proposta l’idea, durante una riunione, di fare un campo a 1800 m s.l.m, sopra al rifugio Cava Buscada a Erto. I racconti portati da Diego e Mattia, che si erano occupati di incontrare il proprietario, sono estasianti ma fin da subito si percepiscono anche le difficoltà intrinseche al progetto: la logistica legata ai materiali, come arrivarci con i ragazzi o anche semplicemente se ci sarà sufficiente spazio per costruire le tende e le cucine.

I mesi intanto passano e pian piano comincia a prendere forma e corpo uno dei campi più tecnici mai pensati dallo staff del VI2. Le asperità non sono poche, così come le corse contro il tempo per recuperare tutti i materiali necessari, ma finalmente comincia il campo.

La fatica durante il montaggio del campo è tanta, così come le preoccupazioni. Tutto viene però ripagato dal primo tramonto. Le dolomiti, rosse di fuoco, si stagliano sulla verde valle del Vajont, incisa a fondo dall’acqua. Le prime timide stelle si presentano sulla volta celeste, e prospettano una Via Lattea visibile ad occhio nudo. Il rifugio Cava Buscada, ex casa degli operai che lavoravano nella cava di marmo adiacente, troneggia come un falco sulla valle. Anche Giampietro, insieme a Roberta, Elena e Diego, gestori del rifugio, fanno parte di questo paesaggio così incontaminato e puro: gentili, presenti e premurosi; sempre disposti ad indicarci sentieri, spiegarci le innumerevoli specie floristiche autoctone del piccolo paradiso perduto che è Cava o semplicemente accompagnarci tra la pietra tagliata, gli utensili da lavoro oramai abbandonati e i ricordi del gruppo di persone che appena cinquant’anni fa vivevano lì, lavorando per le proprie famiglie che li aspettavano a valle.

Tra fuochi, piogge, attività e camminate, il tempo vola e tutto funziona: la serie di ingranaggi ben oliati e correttamente inseriti ingranano alla meraviglia, la gioia è tanta, così come la voglia di scoprire, di avventurarsi e vivere fino in fondo un campo indimenticabile.

Il tema del campo è ovviamente il “ritorno alle origini”, inteso come genuino e spontaneo contatto con la natura lontano dalle comodità di tutti i giorni e in solo possesso di quelli che sono i beni di prima necessità. “Vivere soltanto vivere, in quel momento in quel luogo. Senza mappe, senza orologio senza niente. Montagne innevate, fiumi, cieli stellati. Solo io e la natura selvaggia.” (Into the wild, Jon Krakauer). Privati dei loro orologi, cellulari e accendini, fin dal primo giorno i ragazzi si sono dovuti arrangiare costruendo meridiane e accendendo i fuochi necessari per cucinare per mezzo di semplici acciarini.

Alzare l’asticella richiede fatica, è rischioso. Talvolta si può addirittura arrivare a pensare che con un balzo non si riuscirà a raggiungerne la sommità. Ma in realtà senza saltare non conosceremo mai le meraviglie che ci aspettano dall’altra parte.

P.S.: Finalmente arrivano anche le foto del campo! Vi basta cliccare il link sottostante ed accedere con il vostro consueto account Google. Buona visione!

https://photos.app.goo.gl/GacXjuCU2pKoQXF3A

Diego, Nicola, Mattia, Matteo


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